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ADR/RID/ADN 2015: Direttiva 2014/103/UE

Con l’ADR/RID/ADN 2015 il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti recepisce la Direttiva 2014/103/UE, che prevede un adeguamento in materia di trasporto interno delle merci pericolose. Un decreto di notevole rilievo e impatto ambientale, che entra in vigore a Gennaio 2015, ma di applicazione obbligatoria a luglio 2015.

PRINCIPALI AGGIORNAMENTI SULLE CLASSI NUMERICHE.

La normativa ha portato alla luce significative modifiche riguardanti le classi che vanno a identificare le merci trasportate. I numeri “UN”, identificativi delle merci, vengono ad esempio integrati con il numero 17 che contraddistingue i gas della classe 2: gas refrigerati, quelli dissolti o liquefatti e i gas assorbiti. Mentre gli imballaggi scartati, vuoti e non ripuliti sono, ora, riconosciuti con la sigla UN3509, che dà una chiara indicazione del trasporto di materiale NON bonificato e che andrà, pertanto, smaltito o riciclato in modo particolare. Tali merci vengono assegnate alla classe 9 con numero di pericolo 90 e classe di trasporto 4, che prevede restrizioni circa le strade percorribili dai mezzi stessi.

NOVITÀ ADR 2015 SULLE MATERIE TRASPORTATE.

Tutti i residui trasportati e considerati merce pericolosa devono rientrare in prestabilite classi relative alle materie, che contraddistinguono i solidi autoreattivi, le materie esplosive, quelle radioattive, le corrosive o l’amianto stesso. E tutte devono avere un codice.

Nuove e più specifiche norme d’imballaggio che devono prevenire l’eventualità di un danno da corrosione o contaminazione durante il trasporto stesso. Altro notevole adeguamento riguarda le materie ritenute pericolose per l’ambiente, quelle liquide identificate con il nuovo numero UN3082, mentre quelle solide con UN3077. In ogni caso il trasporto deve essere garantito da particolari imballaggi combinati con taniche e fusti di supporto.

GLI ADEMPIMENTI CUI SONO SOGGETTE LE AZIENDE.

L’ADR/RID/ADN2015-Direttiva 2014/103/UE, segna uno stravolgimento per tutte le aziende, i fabbricanti, gli importatori e coloro che emettono SDS perché hanno dovuto adeguare sia la classificazione, sia l’imballaggio, sia l’etichettatura stessa delle merci pericolose da trasportare.

La normativa non ha certo risparmiato i gestori d’impianti sottoposti a direttiva Seveso, che comunque hanno dovuto riclassificare miscele e sostanze per tutte le categorie pericolose.

Alcune ditte, peraltro, hanno provveduto a sostituire anche i mezzi di trasporto con più adeguati container e veicoli che consentano agli imballaggi trasportati di non toccarsi durante il viaggio o venire a contatto con materiali combustibili. Ne deriva che l’impegno, da parte delle aziende, per l’adeguamento a questa normativa, è stato notevole non solo a livello di riorganizzazione ma anche per i costi di gestione dei vari adempimenti tecnici.

Non va però dimenticato che, tutto ciò, mette in sicurezza le strade e gli operai stessi addetti ai trasporti, e favorisce l’ambiente grazie a una più attenta gestione delle merci pericolose.

La nostra flotta di mezzi è attrezzata per rendersi prontamente disponibile per la raccolta, trasporto e smaltimento di rifiuti considerati pericolosi, secondo il protocollo internazionale delle merci pericolose che viaggiano su gomma (A.D.R.).

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Pozzo nero a perdere

Pozzo nero a perdere: attenzione al terreno circostante

Premesso che il pozzo nero è una soluzione alternativa al sistema fognario tradizionale che sfrutta il terreno circostante, prima di procedere alla sua realizzazione bisogna prestare attenzione a specifiche caratteristiche che, per legge e per rispetto dell’ambiente, si devono attuare.

Possiedi un terreno e vuoi realizzare un pozzo nero a perdere? Recati sul luogo e comincia ad analizzare la zona circostante! Se abiti in un quartiere affollato o se vicino alla tua abitazione sono presenti dei corsi d’acqua allora abbandona la tua idea e trova un’altra soluzione per disperdere i liquami!

Rispetta la natura e i tuoi vicini di casa

I motivi che impediscono la realizzazione di un pozzo nero a perdere in luoghi dove sono presenti altre case oppure dei ruscelli d’acqua sono palesemente collegati ad una questione di rispetto e igiene. Se le acque reflue andrebbero a confluire nelle abitazioni adiacenti alla nostra i vicini di casa mostrerebbero senz’altro un leggero disappunto.

Per non parlare della natura, già così duramente messa alla prova dalle cattive abitudini dell’uomo, che risentirebbe fortemente dell’inquinamento dovuto ai prodotti di scarico defluiti nelle sue acque vicine. La legge parla chiaro in merito, ma soprattutto diventa per tutti una questione di coscienza.

Il terreno perfetto per un pozzo nero a dispersione

Le condizioni perfette per costruire un pozzo nero a dispersione richiedono un terreno in pendenza, drenante, localizzato in posti chiaramente solitari e senza zone d’acqua vicino a rischio di inquinamento.

Questa zona deve anche essere abbastanza ampia per poter creare un grosso buco nel terreno e realizzare il pozzo nero.

Valuta, dunque, per benino la dimensione della zona da adibire a pozzo nero in base anche alla manutenzione futura. Più grande è il pozzo nero e meno saranno gli interventi da effettuare per svuotarlo di tanto in tanto.

Di contro, un pozzo troppo piccolo rischia di diventare un impegno seccante nel tempo perché la sua capacità contenitiva è sicuramente ridotta.

Pozzo nero a perdere: i passaggi per crearlo

Stabilita la zona si procede passo passo alla realizzazione del pozzo nero a dispersione scavando a fondo per creare la buca e facendo in modo che in essa confluiscano le acque reflue e i liquami.

Le acque di scarico devono poi essere purificate e condotte attraverso apposite tubature verso zone in cui saranno assorbite dal terreno, mentre i liquami si andranno a posizionare sul fondo del pozzo nero.

La realizzazione pratica però non basta e per realizzare correttamente un pozzo nero a perdere non devi dimenticare l’aspetto burocratico: chiedere sempre regolari permessi all’ASL di riferimento più vicina.

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Normativa pozzi neri 2017

I pozzi neri sono fosse settiche alle quali molte case indipendenti sono costrette a ricorrere, considerata l’impossibilità ad allacciarsi alla normale rete fognaria.

Dopo aver provveduto a dotare la propria abitazione di un pozzo nero, i proprietari non sono chiamati soltanto a provvedere alla pulizia periodica del pozzo nero, ma sono costretti ad osservare una normativa che include tutti i vari step, a partire dall’installazione e dalla relativa richiesta al comune di appartenenza.

Quando si vuole costruire un pozzo nero è necessario presentare all’ufficio competente tutta la documentazione necessaria, che include un progetto e la relazione tecnica, con tanto di analisi di un esperto in materia chiamato a confermare la legalità dello sversamento nel terreno.

Non essendo provviste di alcun depuratore, le fosse settiche sono disciplinate da regolamenti simili a quelli che riguardano la via fognaria. Tutte le leggi vigenti sono tese a preservare le condizioni igienico sanitarie ottimali per la tutela dell’ambiente e della salute umana.

I pozzi neri vengono controllati anche dall’ASL?

Qualsiasi agglomerato urbano privo di allacci alla rete fognaria è soggetto a controlli periodici effettuati dal personale preposto dell’azienda sanitaria locale. I sistemi impiegati per lo sversamento delle acque nere sono numerosi e molti si avvalgono della fitodepurazione, ovvero di alcune piante in grado di assorbire parte dei liquidi immessi nel terreno.

Le fosse settiche dette Imhoff sono costituite in vetro resina o in cemento e sono dotate, nei punti in cui gli elettrodomestici scaricano, di speciali degrassatori. Questi congegni sono composti da blocchi di cemento divisi in scomparti, che hanno il compito di bloccare le schiume prodotte dai detersivi.

Questi depuratori vanno puliti periodicamente, allo scopo di eliminare i grassi raccolti che tendono a sedimentarsi: l’operazione va affidata a ditte specializzate. I controlli dell’ASL vertono soprattutto sulle schiume situate nel degrassatore, analizzate allo scopo di verificare se le sostanze contenute negli sversamenti sono ammesse o meno dalla legge.

L’autorizzazione va rinnovata ogni quattro anni

La validità dell’autorizzazione a possedere una fossa settica dura quattro anni. Qualora il proprietario dovesse dimenticare di rinnovarla, dovrà ripetere l’iter iniziale.

Per ottenere l’autorizzazione, il proprietario è tenuto a presentare richiesta all’ASL, quindi effettuare nuovi prelievi ed attendere il referto ed il rinnovo dell’autorizzazione all’uso del pozzo nero. Onde evitare la decorrenza dei termini, la richiesta va effettuata sei mesi prima della scadenza dei quattro anni.

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Pozzo nero a tenuta stagna

Rete fognaria inesistente? Realizzate il pozzo nero

Anche se paradossalmente sembra assurdo che ancora oggi alcuni centri urbani non abbiano una regolare rete fognaria regolata dallo Stato purtroppo sappiamo per certo che questa è un’amara realtà. E non parliamo solo di case di campagna isolate o in zone poco affollate ma proprio di quartieri ricchi di case che necessitano di scaricare i rifiuti da qualche parte. Che fare? Una valida soluzione è offerta dai pozzi neri, e nel caso specifico dai pozzi neri a tenuta stagna.

Usi e svantaggi dei pozzi neri a tenuta stagna

 

pozzo stagnoI pozzi neri a tenuta stagna sono delle fosse biologiche sigillate che possono essere installate laddove c’è una forte urbanizzazione oppure nelle vicinanze di ruscelli. Il motivo è semplice: la loro “chiusura stagna” consente di non far rifluire i liquami nelle abitazioni vicine e rispetta le norme anti-inquinamento perché nulla si riversa nei corsi d’acqua.

Se, invece, si possiede una casa in campagna, con terreno drenante e in pendenza, lontano sia da case che da ruscelli conviene realizzare il pozzo nero a dispersione. L’esigenza di avere un pozzo nero a tenuta stagna, però, arreca anche qualche disagio.

Il primo problema sono i costi: la natura delle spese non deriva soltanto dalla sua costruzione, di per sé abbastanza costosa, ma riguarda anche gli ingenti costi sommati nel tempo che servono per la sua manutenzione. Il pozzo deve essere svuotato periodicamente, sottoposto a dei controlli continui e naturalmente mantenuto in buono stato per svolgere ottimamente la sua funzione.

E poi c’è la questione burocratica: permessi regolari devono essere richiesti agli uffici tecnici competenti presenti nel comune di residenza, con tempi spesso lunghi e a volte con rifiuto della pratica se non rispettano le norme igienico-sanitarie!

Manutenzione pozzo nero a tenuta stagna

In cosa consistono gli interventi di manutenzione? I pozzi neri a tenuta stagna, per loro natura sono chiusi e non permettono la fuoriuscita dei liquami.

Ma queste sostanze di scarico non possono restare all’infinito al suo interno perché la capienza di una fossa del genere è limitata. Attenzione, quindi, a non farla intasare! Più di una volta l’anno, per legge, un’azienda specializzata in espurgo deve essere contattata per lo svuotamento totale del pozzo nero.

Ma non basta! Subito dopo aver svuotato tutto bisogna svolgere un’accurata pulizia interna e operare minuziosi controlli per assicurarsi che non ci siano danni di alcun tipo, che in caso andrebbero subito riparati. Alla luce di quanto detto si evince che i pozzi neri a tenuta stagna richiedono cure continue per il benessere vostro e dell’ambiente.

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A chi spetta la pulizia delle fosse?

Il problema della fossa biologica è spesso terreno di scontro tra locatore e conduttore. Entrambi, infatti, si rimpallano le responsabilità relative alla sua pulizia. Si tratta di una spesa non certo irrisoria, dal momento che è periodica e alquanto costosa, sebbene vi siano spesso diatribe anche in merito ai costi da sostenere: dipendono dai millesimi di proprietà oppure no?

E, se così non è, su che base vanno calcolati? Queste e molte altre questioni andrebbero chiarite quando si stipula il contratto, in modo tale da non incorrere in spiacevoli contenziosi o spese impreviste destinate a gravare sul bilancio.

Va perciò chiarito subito che le spese riguardanti la cosiddetta “vuotatura delle fosse biologiche”, ovvero l’operazione di pulizia delle fognature, di lavaggio e igienizzazione delle tubazioni e di spurgo dei pozzi è a carico del conduttore e non del locatore, un po’ come avviene per quanto riguarda altre operazioni di pulizia di routine come quella delle scale e degli ambienti comuni del condominio.

Ciò, tra l’altro, è stabilito dalla legge, nello specifico dall’articolo 9, comma 1, della legge 392/78 (norma derogabile), il quale afferma molto chiaramente che: “Sono interamente a carico del conduttore, salvo patto contrario, le spese relative … allo spurgo dei pozzi neri e delle latrine, nonché alla fornitura di altri servizi comuni”.

Come si determina il costo della pulizia delle fosse

Stabilito a chi spetti la spesa, stabilire il costo esatto della pulizia delle fosse è un altro terreno di scontro poiché occorre capire come esso si determina, se cioè ci si deve basare sui millesimi di proprietà oppure no.

Anche in questo caso, come esempio si può fare quello della pulizia delle scale: di certo, come non si bada a quanti scalini si utilizzino effettivamente, così nel determinare il costo della pulizia delle fosse non si bada ai millesimi di proprietà, bensì all’uso che si fa della fognatura.

In tal senso, un negozio molto grande dovrebbe pagare non in base ai millesimi di proprietà (che saranno nettamente di più rispetto a quelli magari di un singolo appartamento), bensì sulla base dell’uso delle fogne, che è il medesimo di quello di un normale appartamento.

Le differenze: palazzina di un unico proprietario o condominio

Molti problemi sorgono al momento della suddivisione della spesa. Il criterio con cui essa avviene varia a seconda che l’intera palazzina appartenga a uno stesso proprietario o se invece si tratti di un condominio con numerose unità immobiliari aventi proprietari diversi.

Nel primo caso, la spesa va divisa per il numero di appartamenti ricavati e abitati; nel secondo, invece, fa fede l’articolo 1123, comma 1, del Codice civile, secondo il quale: “Le spese necessarie per la conservazione e per il godimento delle parti comuni dell’edificio, per la prestazione dei servizi nell’interesse comune e per le innovazioni deliberate dalla maggioranza sono sostenute dai condomini in misura proporzionale al valore della proprietà di ciascuno, salvo diversa convenzione”.

Ovviamente tale regola non vale qualora il regolamento del condominio abbia preventivamente pattuito regole diverse. Si tratta tuttavia di casi molto rari, poiché la prassi in merito riferisce di numerosi contenziosi sorti quando invece una o più delle parti pretendono una suddivisione della spesa in base ai millesimi, dal momento che questa può risultare iniqua ed è facilmente contestabile.

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I codici di classificazione ADR per le merci pericolose

L’Accord Dangereuses Route permette di definire dei codici relativi alle merci trasportate in Europa, indicando il livello di pericolosità. Ponendo appositi segnali sui mezzi pesanti gli addetti ai controlli e i soccorritori intervenuti per gli eventuali incidenti sanno come intervenire per mettere l’area, le persone e le merci in sicurezza o semplicemente per recuperare le sostanze trasportate.

I codici ADR per il trasporto servono proprio a definire se il materiale è pericoloso o meno, se lo è rientra nella classificazione.

Le categorie sono 13 e le sigle con cui vengono indicate si compongono di:

– numero della classe a cui appartiene, relativamente al rischio maggiore;
– numero ONU circa la materia;
– codice alfanumerico per definire tutti i pericoli, inclusi quelli secondari;
– numero romano che specifica il tipo di imballaggio usato in relazione al pericolo della sostanza.

Le classificazioni ADR

La codificazione internazionale prevede la seguente numerazione:

– 1 corrisponde agli esplosivi;
– 2 include i gas;
– 3 riguarda i liquidi infiammabili;
– 4.1 indica i solidi infiammabili;
– 4.2 rappresenta i solidi che possono accendersi spontaneamente;
– 4.3 comprende i solidi in grado di sviluppare gas entrando in contatto con l’acqua;
– 5.1 è riferito ai comburenti;
– 5.2 viene usato per i perossidi organici;
– 6.1 concerne i materiali infettivi;
– 7 contrassegna materiali radioattivi;
– 8 segna i materiali corrosivi;
– 9 si riferisce ai materiali pericolosi non inclusi nelle altre categorie.

L’utilizzo della classificazione ADR compete all’impresa che commissiona la spedizione e non a chi effettua il trasporto. Si devono indicare il luogo di partenza e le istruzioni destinate all’autista così che possa prendere le giuste precauzioni per portare a destinazione il materiale in modo da non costituire un pericolo per gli altri e di scatenare gli effetti dannosi delle sostanze trasportate.

Ruoli e responsabilità nell’ADR

Le normative aiutano i vari soggetti coinvolti nella spedizione a conoscere i propri compiti e naturalmente le diverse conseguenze in cui possono incorrere per il mancato adempimento. L’azienda che spedisce il materiale deve effettuare la classificazione e formare il personale, nonché informare i trasportatori.

Le responsabilità circa la preparazione del materiale da trasferire riguardano chi spedisce, chi imballa e chi carica la merce.

Il primo ha il compito di scegliere l’imballaggio migliore, mentre il secondo deve applicare le etichette con gli appositi marchi su tutti i colli.

Infine l’ultimo deve osservare rigorosamente le disposizioni ricevute. Nel caso in cui si affidi un il trasporto di materiali pericolosi incarico ad imprese terze, meglio specificare nel contratto le responsabilità di cui si deve fare carico in relazione all’ADR, includendo la formazione degli addetti alle operazioni da svolgere.

Al trasportatore sono richieste dal capitolo 1.10 dell’ADR le misure di sicurezza per prevenire furti e utilizzi impropri del materiale che potrebbero procurare pericoli alle persone.

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